Politica\Internati come bestie. Un altro Giorno della Memoria

Il 27 gennaio scorso, a settantadue anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz e dalla fine della Shoah, il nostro liceo ha ospitato un incontro per parlare degli internati italiani durante la Seconda Guerra Mondiale con i loro parenti. Il primo a intervenire è stato proprio uno studente del Galilei, Lorenzo Veccia della 4^C, che ha raccontato la storia del nonno: nato nel 1921, partecipò attivamente alla guerra finendo, dopo l’armistizio dell’8 settembre, internato in un campo di prigionia nazista.

Gli internati erano rinchiusi nei lager con scarsa assistenza e senza controlli igienici e sanitari. A differenza dei prigionieri di guerra, garantiti dal patto di Ginevra, erano privi di tutele internazionali e obbligati al lavoro forzato. Venivano trattati non come esseri umani, ma come bestie: erano malnutriti, usati come schiavi e costretti a spogliarsi per “visite mediche", che servivano in realtà a scoprire chi fosse di famiglia ebrea.

A seguire le testimonianze di Silvana Giaccaglia, del professor Monsù e della professoressa Mancinelli. La prima ci ha parlato dell'associazione delle Pietre della memoria, mentre gli altri hanno condiviso con noi le storie dei rispettivi padri. I campi di prigionia dai quali tornarono hanno lasciato una traccia indelebile nel loro spirito e condizionato per sempre anche il loro modo di comportarsi.

Fra momenti duri e commoventi, dopo circa due ore, l'incontro si è concluso con alcune domande degli studenti sull'importanza della memoria e di questo specifico giorno, dedicato a illuminare non solo la questione degli ebrei, ma di tutti coloro che subirono le conseguenze della Seconda Guerra Mondiale.

 

Sara Raponi e Olimpia Zeiler

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